#43
- Dream... Dream... Dream...
di Yuri N. A. Lucia
Sentiva le immagini scivolare dentro il suo cranio, una sopra l'altra, mescolandosi in una teoria di colori e linee, appartenuti in altri tempi a luoghi e persone familiari. Ora invece gli sembrava quasi impossibile distinguere tra quello che era al di fuori dell'osso e quello che stava dentro. Si chiese come mai fosse lì, o forse in realtà era quello il posto dove avrebbe dovuto trovarsi, mentre l'altro era solo il frutto di una bislacca allucinazione o di un sogno senza senso, tipo quelli che si hanno quando hai la febbre e durante la notte non riesci proprio a dormire, allora, il mattino dopo, gli zii venivano sentire come stavi, mettendo una mano sulla fronte e sentendo che scottava giovanotto, oggi dovrai fare vacanza forzata, ti toccherà farci compagnia qua mentre ti rimetti, diceva sempre così zia May, Gee ziaOggi c'è scienze a scuola, il professore ci porterà a vedere un esperimento sull'incanalazione e l'utilizzo di particelle radioattive con un nuovo generatore sperimentale! Non posso perdermelo! Rispondeva lui, dispiaciuto per perdere quell'occasione in cui avrebbe potuto assistere ad un evento speciale Mi dispiace campione! Ma devi pensare a rimetterti. Sono sicuro che uno scienziato provetto come te troverà altre occasioni per vedere cose interessanti da cui imparare. Però la tua salute è la cosa più importante! e poi, detto così, lo zio gli carezzava la testa in modo così rassicurante. Lui sorrideva e anche se gli dispiaceva per non poter andare all'esperimento, era contento lo stesso, perché per tutto il giorno avrebbe potuto stare vicino alle persone che più amava nella vita e avrebbe dimenticato quel sogno da film horror dove un ragno con la testa d'uomo, o era un uomo con la testa di ragno? Combatteva contro uno Scorpione gigante.
"Uno... due...
tre!"
Gli uomini issarono uno dei
pochi superstiti della follia dello Scorpione su una barella di fortuna. Le
autoambulanze non potevano arrivare sin lì a causa delle macerie che ostruivano
il passaggio. Molti delle guardia nazionale, coadiuvati dalla polizia e dai
vigili del fuoco, estraevano corpi, spesso senza vita, da sotto quel mare di
detriti. Gli infermieri cominciarono a trasportarlo con cura. Aveva ancora
indosso la suite da assalto che lo aveva protetto poco dalla furia di quel
mostro assassino che, ringraziando Dio, era stata fermata. Rucker disse che
avrebbe fatto rapporto direttamente a Stacy ma che aveva prima bisogno di farsi
vedere da un medico, cosa evidente a un primo
sguardo, ringraziò il Ragno Nero e uscì dal palazzo.
Kaine era molto preoccupato.
L'idea del poliziotto gli era sembrata azzardata, anche se era l'unica
possibile. Sicuramente ne avrebbe pagato le conseguenze quando avessero
scoperto quello che aveva fatto. Aveva costretto Goblin ad andarsene, prima che potesse vedere Peter in
terra, con il volto praticamente scoperto. Per farlo andare via praticamente lo
aveva minacciato. Non potevano trasportarlo fuori da lì senza una barella, ne
tanto meno farlo volare sopra la città nelle condizioni in cui era. Ormai
Rucker aveva visto la sua faccia, quindi la questione della sua identità, a
fronte tra l'altro delle sue condizioni, era diventata secondaria. Era stato
proprio Terenzio a ideare quel piano, per evitare che tutto il mondo sapesse
che Peter Parker era lo stupefacente Uomo Ragno. Presero la suite da un
poveretto a cui non sarebbe più servita e gli tolsero di dosso il costume,
lancia ragnatele e la cintura che prese in consegna Kaine chiudendoli in un
fagotto. Il resto era ancora più pericoloso, ma non c'erano alternative. Si levò
verso l’alto, cercando di
precederli e non farsi vedere. Gli doleva tutto il corpo ma a Peter andava
sicuramente peggio. Non doveva lamentarsi. Raggiunse il luogo dove trovò la
macchina d'ordinanza di Rucker, si cambiò, usando degli abiti che aveva preso
in un negozio di vestiti abbandonato e semi distrutto. Non era la prima volta
che rubava, gli dispiaceva farlo di nuovo ma questa volta il motivo era
importante. Si portò sul luogo dell'appuntamento. Ad un certo punto un
poliziotto gli si accostò, insospettito chiedendogli i documenti.
"Agente è con
me."
Era arrivato appena in
tempo, mostrò il suo tesserino al poliziotto che lo salutò mettendosi
sull'attenti. Per fortuna li lasciò quasi subito.
"Dove è??"
Chiese Kaine preoccupato.
"Non preoccuparti.
Andiamo."
I feriti erano stati messi
in una tenda improvvisata, mentre attendevano che un'ambulanza arrivasse per
portarli all'ospedale. Con tutto il da fare e le strade intasate per la pioggia
e per quello che era successo ce ne erano molte poche. Nessuno contestò quando
il tenente entrò dicendo che il ragazzo sarebbe stato portato via da un
trasporto speciale visto che era un'appartenente alla squadra speciale affari
para umani. Lo sistemarono dietro, facendo attenzione a muoverlo il meno
possibile. Kaine, sul sedile davanti, controllava che stesse bene, mentre
Rookie guidava.
"Ha bisogno di un
dottore. Non bastano le prime cure che gli hanno prestato in quella tenda...
continua a perdere sangue e molte ossa devono essere rotte. Anche con le sue
facoltà gli ci vorrà molto per riprendersi e potrebbe peggiorare."
"A questo ci ho già
pensato. Ho un amico, un vecchio amico fidato, che è stato dottore alla volta e
ha già avuto a che fare con paraumani. Ci darà volentieri una mano."
Ragno Nero sembrò allarmato
per un attimo e cercò di rassicurarlo.
"Non preoccuparti.
Faremo in modo che debba guardarlo in faccia il meno possibile. Anche se
ridotta com'è dubito che lo potrebbe riconoscere una volta guarito."
Lo disse con amarezza e
frustrazione. Stupido vecchio sbirro che non lo hai saputo aiutare, si auto
accusò.
"Non è solo questo...
- disse Kaine. - Anche tu lo hai visto... ora sai chi è..."
"So anche chi sei tu.
Anche se non mi spiego la somiglianza. Sei il suo gemello? Non sapevo che il
fotografo dell'Uomo Ragno ne avesse uno."
"Sono il suo
clone."
"Ah... comunque ora la cosa più importante è portarlo in un
posto dove sia al sicuro. Poco fuori città mio zio Ralph ha un capannone dove
ci portava a pesca quando eravamo piccoli. Dentro è stato ristrutturato e anche
se non è il Ritz è un posto caldo e pulito. Il mio amico ci metterà poco a
raggiungerci. Capisco che per te fidarti debba essere difficile, ma ti giuro
figliolo, su ciò che ho di più caro, che l'unica cosa che mi interessa è che il
ragazzo stia bene e ho bisogno di te per far sì che sia così."
Dette un'occhiata
preoccupata a Peter: aveva numerose fasciature e che ogni tanto emetteva un
gemito nel sonno in cui sembrava essere piombato e dal quale non si era ancora
svegliato. Sentì un nodo alla gola al pensiero che avrebbe potuto perderlo. Per
tutta la sua travagliata esistenza si era eletto a protettore della sua vita,
anche se aveva fatto valere questa carica auto tributatasi, nella maniera più
errata possibile. Anche se ora le cose erano molto cambiate, in un certo qual
modo, si era sempre sentito, anche se a livello inconscio, responsabile per
lui. Erano così simili, così vicini e allo stesso tempo lontani e dissimili. Le
esperienze, la quotidianità ne avevano fatto due creature ben distinte. L'uno
un eroe, pronto a sacrificare se stesso per il prossimo, proprio come aveva
fatto, abbracciando il suo destino e lui... non riuscì a pensare a quello che
era. Forse quella voglia di proteggerlo era una forma di riscatto per quello
che aveva fatto, un modo per sentirsi, più umano. Forse derivava dalla
consapevolezza che il legame che li univa li rendeva parenti strettissimi, in
un modo con cui non sarebbe potuto esserlo con nessun altro e solo lui
conosceva tutti i particolari della sua vita... solo lui aveva trovato la forza
di perdonarlo nonostante tutto. Era... la sua famiglia, il suo mondo e alla
fine, quando aveva avuto bisogno di lui, aveva fallito. Guardò Rucker in volto,
cercando di scrutare in quei lineamenti segnati dal tempo e dalle amarezze di
tanti giorni.
"Mi fido di te. Ti
prego... salvalo."
In nessun posto, durante
nessuna ora.
Ilya, la mamma mi ha detto che alla recita della scuola farai la
fatina,
scommetto che sei felice per questo vero?
Tu verrai a vedermi?
Certo che verrò a vederti! Non mi perderei il debutto della mia fatina
preferita
per nulla al mondo.
Yppy! Allora sono la fatina più felice del mondo!
Ah ah ah! Lo vedo! Ora vado un' ttimo in garage, devo sistemare una
cosetta, dopo andiamo
a fare un po' di compere con la mamma, va bene?
Siii!!! Papà, lo sai che sei il mio papà preferito?
Sorrise, carezzandole il viso, si girò e si allontanò.
Era senza dubbio la bambina più super felice di tutto il
pianeta e niente sarebbe
andato male.
Era
una bella mattina di Maggio, il sole splendeva alto nel cielo, il vento lambiva
gentilmente il suo viso, le risate gli riempivano di gioia il cuore. Zia May
gli chiese se desiderasse altro pollo e zio Ben disse che se avesse messo su
ancora muscoli sarebbe diventato il re della lotta libera. Gwen mise la testa
sulla sua spalla e lui si inebriò del dolce profumo dei suoi capelli. Era una
giornata perfetta quella, lui e la sua ragazza erano usciti con i suoi zii per
un picnic e si stavano divertendo un mondo. Ad un certo punto furono raggiunti
dal Capitano George Stacy.
Salve a tutti! Sono
riuscito a liberarmi per tempo come ti avevo promesso Gwen, hai visto? Mantengo
sempre la parola data. Ben, May... ah vedo che qui avete iniziato da un pezzo
senza di me!
Eh sì George, e tra
un po' il pollo di May finirà se non ti affretti a prenderne un pezzo! Non puoi
dire di aver vissuto se non ne mangi un po'! E' davvero eccezionale.
Oh Ben Parker! Sempre
a fare complimenti! Non esagerare o George ne rimarrà deluso quando lo
assaggerà!
Ah ah, non credo May,
Ben è sempre molto schietto quando dice una cosa! Ah Peter, quasi dimenticavo,
complimenti per la vittoria al concorso scientifico dell'E.S.U., ho sentito
dire che presto entrerai a lavorare per la Oscorp! E' vero?
Grazie signore! Prima
finirò l'università e il dottorato, poi entrerò ufficialmente nel reparto
ricerca e sviluppo di New York, il più importante tra quelli della Oscorp. Per
il momento Harry mi ha proposto di collaborare con loro part time, così avrò
anche occasione di vedere come funziona il mondo della ricerca vera e propria.
Ohhh povero Harry, da
quando il padre è venuto a mancare in quel brutto incidente in quel
laboratorio...
Hai ragione May, quel
povero ragazzo ha dovuto farsi carico di molte responsabilità ereditando il suo
posto alla guida della compagnia, e dire che studia anche!
Peter gli è stato
così vicino. Sono come due fratelli, quel ragazzo merita tutto l'affetto del
mondo, è così buono.
Se pur con le sue amarezze
la vita andava avanti e il futuro gli sembrava luminoso come non mai.
Capanno della famiglia
Rucker. Tempo reale.
"Allora Alan, che ne
pensi?"
Il dottor Alan si tolse gli
occhiali e si stropicciò leggermente gli occhi. Era molto stanco e il peso di
quello che stava facendo gli gravava addosso come un macigno. Terenzio era
sempre stato un tipo imprevedibile, portare via un ferito spacciandolo per
un'agente ferito era proprio da lui. Chissà quanto ci avrebbero messo ad
accorgersi di quello che era successo. Allora avrebbe avuto parecchio da
spiegare ai suoi superiori. Per ora però era interessato alla salute di quel
ragazzo... dell'Uomo Ragno.
"Il fisico è
eccezionalmente forte, in modo super umano. Possiede delle sorprendenti facoltà
rigenerative, non è la prima volta che vedo qualcosa del genere. Finché gli si
dà via endovena il materiale necessario alla ricostruzione dei tessuti
danneggiati non dovrebbero esserci problemi. Tuttavia..."
"Tuttavia."
A parlare era stato l'altro
Uomo Ragno, o meglio, quello che era vestito di nero, quello visto in tv. Stava
presso la finestra, appoggiato al muro, le braccia conserte e un'aria vagamente
minacciosa. La sua voce, nonostante avesse cercato di controllarla, tradiva una
certa angoscia.
"Ha subito danni molto
gravi. Un altro sarebbe già morto e il fatto che sia vivo e stia guarendo è una
specie di miracolo ma... ci sono dei limiti anche a quello che può fare il suo
metabolismo eccezionale. Forse non tutto ciò che è andato distrutto può essere
ricostruito. Potrebbe portare i segni della lotta a vita o... potrebbe persino
non risvegliarsi più da questo sonno comatoso in cui è caduto."
"E lei non può fare
niente?"
Rucker parlò in preda alla
frustrazione e alla rabbia.
"Possibile che non
possa aiutarlo di modo."
"Il mio supporto lo ha
già avuto. Con l'attrezzatura che avevo dietro sono riuscito a rimuovere alcuni
grumi di sangue e a riparare un paio di arterie che si erano rotte ma di più
non posso. Per il momento le condizioni sono stabili. Il coma in cui si trova
sembra una sorta di stato rigenerativo in cui, eliminate tutte le funzioni in
eccesso rispetto a quelle vitali, il corpo cerca di intervenire al meglio delle
sue possibilità laddove è necessario."
"Teme danni
cerebrali?"
A parlare era stato di
nuovo Kaine.
"Lo scanner a
risonanza non ha rilevato nulla. Questo però non ci dà la certezza matematica
che qualcosa gli sia sfuggita."
Nessuno disse più niente
per un po'. Rucker si allontanò pensoso. Entrato in cucina si sedette, portando
la mano alla bocca, stropicciandola lentamente. Non poteva accettare che
succedesse questo, non così, non dopo che era quasi morto per toglierli dai
guai. Il telefono suonò, richiamandolo alla realtà. Prese l'apparecchio.
"Pronto..."
"Rookie, sono
io."
"Art..."
"Ascoltami, la linea è
pulita, nessuno ci sente. Qui si stanno accorgendo che sei sparito e che non
hai ancora fatto il tuo rapporto sull'accaduto. Sei l'unico sopravvissuto di
quelli che si sono addentrati in quel mattatoio per prendere lo Scorpione e
l'unico che sappia come sia finita. Devi tornare immediatamente..."
"Io... vorrei ma...
adesso..."
"So tutto. Non sono
stupido e tu sapevi che ci sarei arrivato. Per ora sono riuscito a confondere
le acque anche se non so ancora come giustificare il fatto che sia stato
trovato uno dei corpi spogliato della suite e come mai ci sia un ferito della
squadra che risulta in eccesso e che nessuno ha saputo identificare. Ci sono i
portantini e quelli della tenda medica che sanno che sei stato tu ad
accompagnarlo lì e tu a garantire che sarebbe stato portato all'ospedale con un
trasporto speciale. C'è anche un agente che ha notato un uomo guidare la tua
auto d'ordinanza e che tu hai detto trattarsi di uno della tua squadra. Presto
ci si chiederà dove sei finito e si ricollegheranno tutte queste cose a te...
se invece ora vieni per testimoniare, riusciremo a sviare ancora per un po'
l'attenzione, avremo il tempo di cercare di mettere a posto le cose."
"Ok Art. - Aveva di
nuovo riacquistato la calma. Quello che gli aveva detto era vero. - Sarò da te
in un paio d'ore. Ci vediamo dopo."
Riagganciò e andò da Kaine.
"Ascolta, io devo
tornare in città. Tu rimarrai qui, con il dottore e ti occuperai dell'Uomo
Ragno va bene?"
"Perché devi
andartene?"
"E' necessario che io
vada a riferire cosa è successo. Sono l'unico testimone oculare sopravvissuto a
parte te e lui... e nessuno di voi è reperibile al momento."
"E... cosa è successo
lì dentro."
"Come?"
"Hai capito molto
bene. Sai che ero svenuto, quindi non sono un testimone. Il Ragno è l'unico
oltre a tè che forse ha visto come sono andate le cose... ma l'ho trovato in
quello stato quando sono entrato tu eri l'unico in piedi... ed avevi un fucile
al tuo fianco."
"Si. Stava per
ucciderlo, lo ha colpito con il braccio staccato sulla testa e lui è svenuto.
Mi sono frapposto tra di loro e... ho aperto il fuoco, decapitandolo."
Ragno Nero rimase in
silenzio, osservando il bosco fuori dalla finestra. Poi, riluttante, chiese di
nuovo.
"Ne sei
sicuro..."
"Si. Secondo te non ho
detto la verità?"
"Dico... che al tuo
posto racconterei la stessa storia."
"Non mi piacciono
molto i giri di parole. Parla chiaro, altrimenti evita di fare
insinuazioni."
"Si devono essere
battuti fino al limite delle loro forze e... lui era disperato... io lo so...
lo posso capire. Gargan era diventato un mostro disumano, quel porco figlio di
puttana, ho visto le sue vittime nel bus... e probabilmente non sono stato il
solo. Si stava battendo per la sua vita e per le nostre ed era pronto al tutto
per tutto..."
"Tu lo conosci bene.
Sai che non lo avrebbe mai fatto."
"Era fuori di se e
bada bene che non gliene sto facendo una colpa. Non io! Forse... nella foga
della lotta... potrebbe averlo... e tu dopo, per coprire le tracce hai fatto
fuoco alla gola, troncandogli la testa. E' lì che lo ha colpito vero?"
"Pensa al Ragno mentre
sono via, ha bisogno che qualcuno gli stia vicino."
"E' stato
lui...?"
"So che... ha una
famiglia, dovresti metterti in contatto con loro è avvertirli in qualche modo
che..."
"Voglio la verità
Rucker. Anche lui ha il diritto di saperla e se non hai il coraggio di
dirgliela tu, lo farò io."
"Sono stato io a
uccidere lo Scorpione. Questa è la verità."
Si girò e prima di uscire
andò nella stanza dove, su un lettino, riposava Uomo Ragno.
"Tieni duro ragazzo...
le cose si aggiusteranno vedrai."
Gli mormorò pieno di
affetto.
Aveva appena finito di fare
il suo rapporto quando Stacy lo mandò a chiamare.
"Commissario"
Salutò formalmente Rucker.
"Siamo solo Terry...
puoi anche tralasciare il protocollo. L'ufficio è a prova di microspia e di
intercettazione ambientale. Un piccolo aggeggio che rende inutilizzabili anche
i raggi intercettori dei servizi segreti. Un regalo di un mio caro amico.
Voglio la verità. Non quella del rapporto. La verità."
"Art, la verità l'ho
raccontata in quella stanza."
"Sei stato tu dunque
ad uccidere lo Scorpione? Non il Ragno?"
"Si è scontrato con
lui fino al limite delle sue forze. Era tramortito, ferito, non poteva più fare
niente se non farsi ammazzare da quella lurida bestia. Non potevo lasciarlo
morire, non era giusto, non avevo altra scelta, quel coso non sentiva
praticamente dolore. Avresti dovuto vederlo con il suo stesso braccio stretto
in mano e l'occhio maciullato e tutti quei tagli e ferite. Il bastardo se la
rideva... nonostante gli avessi infilato una cartuccia di Don Crusher nella
spalla era ancora in vita... cosa potevo fare?"
"Non contesto questo.
E' stata legittima auto difesa. Era sotto gli occhi di tutti cosa Gargan fosse
diventato, non hai sicuramente potuto fare nient'altro. Nessun altro avrebbe
potuto... neanche il Ragno ad esempio. Anche nel suo caso si potrebbe parlare
di autodifesa."
"Non vedo cosa centri
questo. Sono stato io a premere il grilletto."
"Sempre che sia stato
un colpo del tuo fucile a ucciderlo. Ti sei riuscito ad avvicinarti tanto da
sparargli? Perché ti sei messo di fronte a lui invece di prenderlo alle
spalle?"
"Ero ferito, non
ragionavo lucidamente. Ho agito di istinto."
"Si... e sei riuscito
ad avvicinarti tanto a quel coso senza che lui facesse niente?"
"Per quanto non provasse dolore doveva essere stordito anche lui. Questa è
una mia ipotesi."
"Se invece fosse stato
l'Uomo Ragno... potrebbe essere considerato un gesto legittimo..."
"Se fosse stato lui...
e non lo è stato, la stampa lo mangerebbe, spolpandolo fino all'osso.
Sicuramente salterebbe fuori qualcuno che sosterrebbe che comunque è un
vigilante e che questo prova quanto essi siano pericolosi, perché possono
uccidere. In un'aula di tribunale lo crocifiggerebbero e la sua identità, anche
se venisse protetta per la sua sicurezza e quella dei suoi famigliari, prima o
poi diverrebbe di dominio pubblico. Alla fin fine ci andrebbe a rimettere.
Anche ammettendo che riuscisse ad evitare il carcere... dopo la sua vita non
sarebbe più la stessa."
"Mentre Terenzio
Oliver Rucker ne può venire fuori pulito, magari anche con un encomio..."
"Che non merito e che
rifiuterò. Lo meriterebbe lui un encomio per come si è messo in pericolo per
salvare questa città."
"Oppure che qualcuno
lo protegga, per evitargli una fine ingiusta."
"Non lo sto
proteggendo Arthur. Togliti dalla testa quest'idea. Ti giuro che le cose sono
andate come ti ho detto."
Il vecchio amico sospirò e
alla fine assentì con la testa.
"Ora come sta?"
"Stazionario ma ancora
non si è svegliato."
Irrealtà - Ogni ora.
Così ti trovi bene quì?
Sì...
anche se mi manca parecchio casa....
A tè cosa piace fare?
Uh, le
scienze! Sono la mia passione!
Le scienze?! Che barba! Ma come fà a piacerti una
cosa così super pizzosa!
Oh! Non
sono una cosa super pizzosa! Lo sai che ci sono un sacco di cose interessanti
da
scoprire e da conoscere.
Davvero?
A Ilya piaceva tanto ascoltare il figlio dei loro nuovi
vicini, i Parker. Era un ragazzo
un pò strano. Si vestiva sempre tutto perfettino,
portava persino un papillon rosso e aveva quei buffi
occhiali,
persino la pettinatura era fuori moda, sembrava uscito
dagli anni'60.
Però quando parlava lo ascoltava incantata.
Aveva un'aria dolcissima e lei sentiva che sarebbero stati
grandi amici tutta la vita...
Il
composto ai polimeri da lui inventato gli era valso un nobel per le scienze e
il riconoscimento della comunità internazionale. Secondo molti quello, insieme
alle particelle beta della Stark, al generatore Gamma di Banner e le molecole
instabili Richards, era uno degli elementi che aveva maggiormente contribuito
al progresso mondiale degli ultimi 15 anni. Ora si preparava a ricevere il suo
secondo nobel per le ricerche in campo genetico che aveva condotto da quando,
dalla chimica inorganica, aveva deciso di dedicarsi a quel campo. Gli
esperimenti sull'alterazione del D.N.A. mediante bombardamento radioattivo
avevano portato alla nascita di nuovi organismi transgenici che assimilati dal
corpo umano permettevano la cura del cancro e di qualsiasi forma tumorale, anche
a livelli avanzati. Gwen entrò nella stanza mentre lui cercava di sistemare la
cravatta.
Accidenti! E' più
semplice vincere due Nobel che non aggiustarsi questo coso!
Lei sorrise dolcemente,
inondando la stanza di luce, come accadeva sempre, e lui si rese conto di
quanto la amasse ancora, dopo 20 anni di matrimonio.
Dottor Parker! Lei è
incredibile! Se l'Organismo Internazionale di Coordinamento Scientifico la vedesse ora chissà che cosa direbbe?
Immagino già quei distinti signori guardarla con aria di disapprovazione e
scuotere le teste canute.
Gli si fece vicina. Portava
il profumo che amava tanto e che non si stancava mai di sentire. Indossava un
completo molto semplice, che esaltava le bellezze del suo corpo ancora in
perfetta forma senza però farne troppa mostra, evitando di renderlo troppo
geloso, e la catenina che gli aveva regalato per il loro decimo anniversario.
Cominciò ad aggiustargli la cravatta di Armani che Harry gli aveva regalato per
il compleanno e lui provò un gran piacere nel lasciarla fare. Gli piaceva
quando lei lo accudiva prendendosene cura.
Papà! Ma sei ancora
qui? Allora Harry ha proprio ragione! Saresti capace di far tardi anche
all'occasione più importante della tua vita!
Eh no John, quella
non l'ho mancata!
Dette un'occhiata alla sua
bellissima sposa che rise sommessamente. John lo prese un po' in giro per
quell'attacco di romanticismo e tornò giù. Sarebbe andato a prendere lui gli
zii insieme a Ben jr. Era un bravo ragazzo, un po' irrequieto, forse di più
rispetto alla media dei 19enni ma era un ragazzo
veramente caro e li aveva sempre riempiti d'orgoglio. Il suo professore di
meccanica quantistica diceva che un allievo così capitava una volta sola nella
vita. Ben invece, a sentire il suo coach, sarebbe divenuto il miglior battitore
del mondo, sempre che optasse di divenire una star del baseball invece che un
campione di ginnastica artistica... si disse che non aveva ereditato da lui...
che invece era sempre stato un gran posapiano. Ormai aveva messo su una bella
pancetta e cominciava ad avere qualche capello bianco di troppo. Ma gli andava
bene così... si sentiva l'uomo più felice del mondo.
Menzogne.
Cosa?
Menzogne.
Solo
questo sono queste fallaci immagini.
Chi sei? Da dove
viene questa voce?
Da
fuori... dalla realtà... da dentro... da quello che ti nascondi da quando
cambiasti
Ma... che stai
dicendo! Gwen o mio Dio! Perchè non si muove?!
Improvvisamente, sotto i
suoi occhi, lei ringiovanì. I suoi capelli biondi, portati a caschetto, si
allungarono, diventando rosso fuoco. Anche la fisionomia del viso si alterò.
Tuttavia, sovrapposti ai nuovi lineamenti, c'erano ancora i vecchi.
Lei è questo per tè. La
somma di tutte e due le donne della tua vita... ma non esiste fuori da questo
luogo... se non come due enti separati e ben distinti. Uno dei due... quello
che hai conosciuto come Gwen... non è più sul tuo piano... l'altro invece è
attualmente parte del mondo esterno.
Di cosa parli?! Che
stai dicendo! Per l'amor di Dio cosa mi succede?!
Quel
giorno, per quanto tu lo voglia negare, andasti alla mostra delle scienze e la
tua vita cambiò definitivamente. Ogni essere ha il suo fato, il tuo era quello
di essere lì e così è stato. Ma ogni essere può scegliere se accettarlo o
voltargli le spalle e nonostante tu sia stato in bilico molte volte hai sempre
accettato le responsabilità...
Da
grandi poteri....
...derivano sempre
grandi responsabilità... zio Ben! Tu qui? Ma cosa?...
Mi
hai chiamato tu Peter, perché volevi il mio consiglio ed io sono venuto.
Ma tu sei...
Si
Peter e ora come tu stesso hai ammesso, non puoi far finta di non sapere quale
sia la verità...
Volevo solo
provare... io volevo...
E'
tuo diritto desiderare questa vita... ma il prezzo da pagare è la rinuncia di
quella al di fuori del tuo IO...
Ma chi sei? Perché
non ti mostri?
Non
sono io a non mostrarmi sei tu che non vuoi guardarmi...
Papà?
Tesoro! Sei quì?! Ma
come...
La piccola May gli si buttò
tra le braccia e lo strinse forte. Lui si sentiva bruciare di vergogna per
averla negata, per avergli voltato le spalle.
Non
devi sentirti così papà! Sei tu che mi hai portato qui... la mamma è tanto
preoccupata, io lo so, anche se non me lo vuole dire... ti prego... torna fuori
per noi...
Peter pianse per un po',
mentre la teneva stretta a sé. Poi, capì quale era la cosa migliore da fare.
Zio Ben lo guardò approvando la sua scelta e salutandolo silenziosamente.
Kaine trattenne a stento un
urlo. Il corpo di Peter era interamente coperto da un'ombra nera e rossa che
danzava lungo tutto il suo corpo. Si accostò con cautela, chiedendosi cosa
stesse succedendo e fu uno shock rendersi conto che quella cosa erano migliaia
di piccoli ragni che correvano nervosamente, come in una danza primigena, su
suo fratello. Cercò di pensare ad un modo per toglierglieli di dosso senza
fargli del male.
Non
ha subito nessun altro male... tutt'altro.
Scattò indietro, girandosi
nervosamente, cercando la fonte di provenienza di quella voce. Poi,
istintivamente si toccò dietro la nuca e cominciò a sudare freddo.
"Come fai ad essere lì
dentro... come ci sei entrato tu!..."
C'è
sempre qualcosa di imprevisto nel fato... tu e l'altro siete nati per volontà
di forze ostili alla vostra stessa matrice... nonostante questo vi siete
ribellati e redenti... specialmente tu. Sappi che non sono io ad essere dentro
di tè... sei tu ad essere dentro di me figlio... il tempo per il nostro
incontro verrà molto presto... per ora addio.
Provò un senso di...
sicurezza in quel momento, come se quelle parole lo avessero sollevato da un
gravoso fardello che si portava dietro da anni e gli avessero in qualche modo
dato una speranza... una speranza in una risposta che sarebbe arrivata, prima o
poi. Si accostò a Peter. I ragni erano defluiti via dal suo corpo, come una
nube, spostandosi lungo il pavimento, le pareti, infiltrandosi in ogni piccolo
pertugio che incontrava. Si ritrovò a guardare i suoi occhi aperti e pieni di
lacrime.
"Come... come va? Signore
onnipotente... tu... è un vero miracolo... credevo..."
Prese la sua mano, alzando
a fatica e lentamente il braccio. La strinse leggermente.
"Fratello mio...
grazie per essermi stato vicino tutto il tempo."
Si mise sulle ginocchia e
gli poggiò la testa vicino la sua. Non era mai stato tanto felice in tutta la
sua vita.
La pioggia si era placata,
e un vento proveniente dall'oceano stava spazzando via gli ultimi nembi,
lasciando il cielo terso e lindo, restituendolo alla vista degli abitanti di
quei luoghi che ne erano stati privati per un tempo che sembrava loro infinito.
"Signorina Rachel,
presto, corra in ospedale! Un vero miracolo! Sì... è successo all'improvviso...
ci sembra incredibile! Sicuramente la vorrà vedere! Corra presto!"
Rachel non era mai stata
tanto felice in vita sua, si sentiva rinata! Le sue preghiere erano state
esaudite.
Anna guardava la piccola May con infinita tenerezza. Povera piccola, quante ne aveva passate. Prima quell'inferno alla Premiere. Poi i genitori che litigavano, perché lei non era stupida, la vecchia Anna aveva intuito che c'era qualche problema, e poi quella fuga precipitosa dalla città per quel mostro. Per fortuna si era addormentata e riposava sul letto della gentile amica di M.J., almeno si sarebbe ripresa un po' da tutta quella fatica. Sorrise quando si accorse che doveva essere occupata con un bel sogno perché gli angoli della sua bocca si erano incurvati all'insù e aveva l'aria felice... come se fosse la bambina più felice del pianeta.
Fine
Next: La verità non è mai
una sola e ha molte sfaccettature. Cosa è accaduto realmente durante lo scontro
con Gargan? Cosa lo ha ucciso... o meglio, chi? Uomo Ragno dovrà cercare di
affrontare la questione per scoprire se è o no il responsabile della sua morte
e... accettarne le conseguenze.
Per commenti e/o
suggerimenti, scrivete a Spider_man2332@yahoo.com
oppure Loky_Lolth@hotmail.com
P.S.: Su Marvelit, nella
sezione della Ragno family, potrete seguire anche le avventure del Ragno Rosso,
clone di Peter ma tutt'altro che una mera copia, e di Spiderette, riluttante
eroina... aracnofobica! Gli autori di queste due testate sono rispettivamente
Mr. Kayak e Xel per R.R. e Frank Webley per Spiderette. Leggete anche
Webspinners... un'occhiata a 360g al mondo legato all'aracnide umano più
conosciuto del pianeta.
E da oggi, una nuova
entrata nel mondo della tela. Ragno Nero. La virtuatestata
dedicata all'ex letale Kaine.